Il turismo per lo sviluppo della Puglia: una presenza sempre più rilevante, ma con tante incertezze

Nei mesi scorsi in tutta la Puglia si erano create molto aspettative su una estate all’insegna del tutto esaurito nelle strutture ricettive pugliesi. Ma pare che non stia andando proprio così

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Aspettative deluse per l’estate 2022

Nei mesi scorsi in tutta la Puglia si erano create molto aspettative su una estate all’insegna del tutto esaurito nelle strutture ricettive pugliesi. Ma pare che non stia andando proprio così.

Negli ultimi giorni, diverse voci provenienti dal mondo delle associazioni di categoria fanno emergere una qualche delusione rispetto alle attese, anche a causa delle conseguenze energetiche legate alla guerra in Ucraina e della riapertura dei voli verso le mete straniere. Ma sotto accusa ci sono anche il rapporto qualità-prezzi dei servizi offerti.

Testimonianze degli operatori del settore

“Da quasi un mese a questa parte notiamo un calo delle prenotazioni che non ci aspettavamo – dice il presidente della sezione Turismo di Confindustria Lecce, Giovanni Serafino – e che si traduce, ovviamente, in una flessione delle presenze nelle strutture turistiche. La situazione sembra piuttosto generalizzata in Puglia, che comunque resta una delle mete più ambite. Negli hotel, quando siamo ormai a fine luglio, ci sono ancora camere libere e non si è visto il tanto atteso tutto esaurito” (La Repubblica Bari, 23 luglio 2022).

Gli fa eco Beppe Ormas, presidente della Fiavet Confcommercio Puglia, la Federazione Italiana Imprese Viaggi e Turismo. Ormas, titolare di un’agenzia viaggi di Barletta, ha affermato che non è tutto oro quello che luccica, che la stagione del tutto esaurito non corrisponderebbe alla realtà dei fatti. Se da una parte richiama le preoccupazioni per il rincaro dei prezzi e delle bollette, dall’altro pone l’accento sui prezzi troppo alti in Puglia dei servizi turistici a fronte di una qualità scadente (Bari Today, 3 agosto 2022).

Anche Tonino Capacchione, presidente nazionale e regionale del Sindacato Italiano Balneari, ha lanciato l’allarme. Nel mese di luglio di quest’anno si registra un calo di bagnanti sulle spiagge pari a -30% rispetto a luglio del 2019, dopo un giugno che lasciava ben sperare per il resto dell’estate. “I rincari della benzina o dell’elettricità non sono la sola spiegazione di questo arretramento. C’è di più. Sono tante oramai le segnalazioni di ombrelloni che restano chiusi per giorni a causa del covid, anche se con abbonamenti mensili o stagionali” (Rete Gargano, 5 agosto 2022).

Uno studio internazionale

Anche il recente studio “Holiday Money Report 2022” di Post Office Travel Money, che ha esaminato 36 mete turistiche internazionali, fra cui la Puglia, ha concluso che questa è fra le mete più costose al mondo. Fra le 36 mete analizzate, la Puglia si colloca al 10° posto. 

Uno studio italiano

In controtendenza con queste testimonianze, arriva un recente studio SWG-Confcommercio, richiamato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 2 agosto scorso, che incorona la Puglia quale principale meta turistica scelta dagli italiani per l’estate 2022, seguita da Emilia Romagna, Toscana, Sicilia e Liguria.

L’analisi della Presidente Federturismo

Un quadro più esaustivo è tracciato da Marina Lalli, direttore generale delle Terme di Margherita di Savoia e Presidente nazionale di Federturismo Confindustria, con cui ho discusso di queste diverse letture. Secondo la Lalli, con la Pasqua si era creato un clima molto positivo per il 2022.

Poi, con l’approssimarsi dell’estate, le nuove preoccupazioni per il covid e le conseguenze legate alla guerra in Ucraina con l’aumento dei costi hanno fatto progressivamente deteriorare il quadro del turismo italiano. Stanno andando molto bene in Italia come in Puglia i luoghi e le strutture legate al luxury, per i quali l’aumento dei costi non ha rappresentato un problema, ma il turismo legato al ceto medio ne sta risentendo. Quest’ultimo ha visto moltiplicarsi le disdette di prenotazioni.

Ora si spera che da settembre in poi, soprattutto con il turismo internazionale, le cose possano andare meglio.

Previsioni turistiche 2022

Ovviamente, le somme si tireranno a fine anno, ma tenendo conto che in Puglia il turismo nei mesi estivi rappresenta la parte rilevante delle presenze turistiche di tutto l’anno (oltre il 76% contro il 60% circa della media nazionale), le diverse voci qui riprese sulle prospettive del 2022, in qualche modo anticipano risultati che per il turismo pugliese potranno essere sostanzialmente lusinghieri, anche se sotto le attese e con un trend che potrebbe non ancora recuperare i valori record del 2019.

Teniamo conto che nei primi quattro mesi del 2022in Italia si sono registrati 64 milioni di presenze turistiche, contro gli 85 milioni del 2019, quindi con un trend negativo pari a -25%.

Il 2022 potrebbe, dunque, non essere l’anno del recupero delle perdite subite durante la pandemia del 2020 e 2021.

Occorre però sottolineare che la Puglia in questo periodo pandemico ha resistito meglio di altre regioni, come diremo più sotto.

Il turismo durante la pandemia

Il Covid 19 ha avuto effetti notevoli sul turismo in tutto il mondo. Anche in Italia gli effetti sono stati rilevanti. Nel 2020 l’Italia ha perso oltre la metà di presenze turistiche, precisamente il 52,3%. La ripresa del 2021 è stata importante (+38,7%), ma non tale da far recuperare quanto perso nell’anno precedente. Così il 2021 ha chiuso a livello nazionale con un -33,8% rispetto al 2019.

In Puglia, anche se nel 2021 si sono registrate presenze sotto il livello del 2019, le cose sono andate meglio. La perdita del 2020 è stata pari a -34,4% e la ripresa del 2021 pari a +36,9%. La perdita del 2021 sul 2019 è stata pari a -10,1%.

A livello territoriale, le province che hanno mostrato la migliore la capacità di tenuta nel 2020 e di ripresa nel 2021 sono state quelle di Foggia e di Lecce, grazie alla loro caratteristica di essere le principali mete turistiche estive pugliesi.

La BAT si è difesa abbastanza bene, registrando nel 2020 una perdita contenuta nel -37,6%, nel 2021 una ripresa pari +37,3%. Il 2021 ha chiuso rispetto al 2019 con una perdita complessiva pari a -14,3%. Anche per la BAT, dunque, una capacità di reazione più incisiva di quanto registrato a livello nazionale.

Uno sguardo ai dati di lungo periodo

Le preoccupazioni per un 2022 che potrebbe chiudersi sotto le attese non possono però prendere il sopravvento su un’analisi che dovrebbe guardare ai trend di medio-lungo periodoe puntare l’attenzione sulla comparazione con altre mete turistiche concorrenti, al fine di delineare strategie e politiche adeguate di sviluppo turistico dell’intera Puglia.

L’Italia, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, rimane pur sempre una delle principali mete turistiche al mondoe la Puglia ne rappresenta una meta emergente.

Lo scenario euro-mediterraneo

In questa prospettiva, con riferimento alle 42 regioni europee che si affacciano sul Mediterraneo, dalla Grecia sino al Portogallo (di cui ho analizzato i dati sulle presenze turistiche pubblicati da EUROSTAT, l’ufficio statistico dell’Unione europea), emerge che la Puglia, con i suoi 15,4 milioni di presenze turistiche nel 2019, pur presentandosi come una meta di più modeste dimensioni rispetto a mete come la Croazia ela Catalogna, che ne registrano oltre 80 milioni, o l’Andalusia e il Veneto, che ne registrano oltre 70 milioni,si collocafra le mete turistiche emergenti del Mediterraneo, collocandosi fra le regioni euro-mediterranee con i trend di crescita più alti.

La Puglia, infatti, fra il 2000 e il 2019 ha registrato un tasso di crescita medio annuo pari a +4,1% contro +2,6% delle 42 regioni complessivamente considerate.

Non va però sottovalutato il trend degli ultimi anni (2014-2019), che, pur positivo, per la Puglia ha registrato un rallentamento (+3,3%), a fronte di un’accelerazione registrato dall’insieme delle 42 regioni analizzate (+4,1%).

Questo rallentamento della crescita pugliese è però dovuto al turismo nazionale, perché se guardiamo i flussi turistici degli stranieri la Puglia tra il 2000 e il 2019 ha registrato una crescita media annua pari a +8,7% (contro una crescita del +3,4% delle regioni euromediterranee), con una accelerazione registrata fra il 2014 e il 2019, pari +10,2% (contro +5,2% delle regioni euro-mediterranee).

Le prospettive di crescita del turismo pugliese nel contesto euro-mediterraneo sono ancora notevoli. Attualmente la Puglia presenta un livello di crescita turistica che la colloca fra le regioni euro-mediterranee turisticamente meno sviluppate, ma i trend su citati e le politiche di sviluppo del governo regionale lasciano pensare che la Puglia, superata la fase pandemica, potrebbe riprendere la sua corsa, soprattutto sul fronte del turismo internazionale.

Il turismo in nuove aree della Puglia

Un altro aspetto del turismo pugliese è rappresentato dall’elevata concentrazione in poche località turistiche, nonostante un trend positivo di coinvolgimento di nuove località.

Nel 2019 le prime dieci destinazioni turistiche pugliesi hanno totalizzato il 51% circa delle presenze turistiche dell’intera Puglia, rispetto al 58% del 2005 e si tratta prevalentemente di località legate al turismo marino (Vieste, Ugento, Otranto, Fasano, Peschici, Carovigno, Gallipoli, Melendugno).

Nel gruppo delle top 10 sono presenti Bari e Lecce, con un turismo più legato a un turismo d’affari e culturale.

Il maggior coinvolgimento di nuove località turistiche per la crescita turistica complessiva della Puglia rappresenta uno dei temi per le prossime politiche di sviluppo turistico.

Le prospettive legate al binomio turismo-cultura

Il futuro del turismo sarà sempre più legato alla cultura. Questa è l’indicazione strategica fissata dall’Unione europea per i prossimi anni.

La programmazione dei fondi europei per il periodo 2021-2027 punta sulla maggiore integrazione del turismo con la cultura. Così pure i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratta di una indicazione strategica rilevante per l’Italia, in considerazione del vasto patrimonio culturale ivi presente.

La BAT, a tal proposito, si trova a essere un territorio di avanguardia, per la presenza di Castel del Monte, bene storico-culturale riconosciuto dall’UNESCO, simbolo dell’intera Puglia e dell’Italia nel mondo, che rientra nella classifica dei primi trenta beni culturali statali italiani più visitati.

Unico bene della Puglia in tale classifica nazionale, nel 2021, pur nelle ristrettezze legate al Covid, ha totalizzato 105 mila visitatori ma nel 2019 ne aveva registrato 270 mila, un record di visitatori per Castel del Monte.

Allargando lo sguardo all’ultimo ventennio, si vede che nel 2000 i visitatori di Castel del Monte erano stati pari a circa 143 mila. Tra il 2000 e il 2019 l’incremento è stato pari a circa il 90%, più alto del corrispondente 80% del gruppo dei trenta siti statali più visitati. La ripresa del 2021 mostra un trend più alto rispetto all’intero gruppo dei trenta beni statali più visitati.

I dati sulle presenze turistiche della BAT, per altro, dimostrano che il livello qui già raggiunto in termini di destagionalizzazione e internazionalizzazione è proprio legato alla cultura, ai beni culturali, oltre che al turismo d’affari.

La gestione integrata dei beni culturali

A riguardo del binomio turismo-cultura, uno dei punti critici rimane la gestione isolata dei beni turistico-culturali. La sfida è quella di passare a un modello di governance associata e coordinata di tali beni, in una visione di area vasta, il che favorirebbe la progettazione di itinerari turistico-culturali su scala provinciale e la formazione di un’economia più ampia e di maggiore qualità, con maggiori opportunità di sviluppo per le imprese del territorio e per l’occupazione.

È auspicabile che i Comuni e la Provincia, anche d’intesa con il partenariato economico e sociale, delineino per i prossimi anni una strategia di sviluppo turistico-culturale e progettualità adeguata in grado di utilizzare al meglio i fondi che l’Unione europea, tramite la Regione Puglia, ha messo a disposizione per questa finalità.

Per concludere

Il 2022 si sta dimostrando di essere ancora un anno incerto per la ripresa del turismo in Italia, come in Puglia e nella BAT.

Le criticità qui riprese manifestate da autorevoli esponenti del settore turistico evidenziano che occorra affrontare temi rilevanti quali la politica dei prezzi e la qualità dei servizi delle strutture turistiche per venire incontro alle nuove necessità legate a un quadro nazionale di ripresa economica caratterizzato da un aumento dei costi, che penalizzano soprattutto le famiglie del ceto medio.

Un maggior coordinamento fra le strutture turistiche e fra queste e le istituzioni potrebbe favorire un maggior contenimento dei costi e un miglioramento della qualità dei servizi offerti.

In prospettiva, le strategie fissate in sede europea e nazionale puntano a politiche di sviluppo in grado di legare lo sviluppo del turismo alla valorizzazione e gestione dei beni culturali e anche ambientali, che potrebbero diventare attrattori turistici sempre più rilevanti per il turismo internazionale, per promuovere il turismo nei mesi non estivi e per coinvolgere sempre più nuovi territori regionali, ancora poco presenti sul mercato del turismo.

C’è tanto da fare, ma il turismo può consolidare il suo ruolo nell’economia pugliese e della BAT.

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