La pandemia non ferma l’invasione di olio straniero in Puglia: +5% nell’ultimo anno

Gli arrivi esteri hanno superato le 900mila bottiglie su scaffali di supermercati, negozi e discount con allarme sulla qualità del prodotto portato in tavola dagli consumatori

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La pandemia non ferma l’invasione di olio straniero in Puglia con gli arrivi in crescita del 5% nell’ultimo anno che hanno superato le 900mila bottiglie su scaffali di supermercati, negozi e discount con allarme sulla qualità del prodotto portato in tavola dagli consumatori.

E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base dei dati di ‘Frantoio Italia’ dell’Ispettorato Centrale Repressioni Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole sulle giacenze di olio UE in Puglia.
In pratica – spiega Coldiretti Puglia – si fa pagare di più ai consumatori un prodotto che invece può valere fino alla metà del prezzo indicato, visto che ha una qualità inferiore in un momento storico in cui i consumi delle famiglie pugliesi di olio d’oliva sono in crescita del +9,5% secondo l’’Osservatorio Immagino sull’onda del successo della Dieta Mediterranea proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco.

“Il settore oleario Made in Italy con l’olio extravergine di oliva 100% pugliese è forse quello che ha resistito meglio all’emergenza sanitaria, con un lieve calo dell’1,7% delle esportazioni di evo Puglia all’estero nei 2020, quando la domanda estera di olio imbottigliato è arrivata soprattutto dagli Usa (+28) e dalla Francia (+42%)”, insiste il presidente Savino Muraglia.

In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato per approfittare dell’ottima annata Made in Italy, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette – spiega Coldiretti Puglia – e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.

“A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia che è l’olio extravergine. Il settore ha bisogno di liquidità e sostegno senza burocrazia”, aggiunge Muraglia.

L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione.

“Diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva fra i consumatori e supportare la crescita continua della filiera dell’olio è il nostro obiettivo – conclude il presidente Muraglia – perché i consumatori sono affamati di informazioni e conoscenza sul mondo dell’olio.
In Puglia aziende agricole e frantoi hanno saputo cogliere gli spunti positivi offerti dal mondo del vino, abile nell’attività di marketing e di grande promozione delle etichette pugliesi a livello nazionale e internazionale.
Da qui stanno nascendo sale di degustazione all’interno delle aziende olivicole e dei frantoi, il packaging sta divenendo sempre più ammiccante, sta salendo il livello qualitativo degli oli”.

Un olio per essere definito e venduto come extravergine – rileva la Coldiretti regionale – deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991 e condotta da assaggiatori esperti e allenati, senza presentare difetti organolettici. L’attribuzione anche di una sola nota negativa dagli assaggiatori accreditati ne decreta il declassamento, ad esempio dalla categoria “extravergine” a quella inferiore di “vergine”.

Il Comitato di assaggio del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma che ha sottoposto alla prova organolettica i 15 oli è accreditato Accredia, riconosciuto dal Coi, il Consiglio oleicolo internazionale ed è uno dei pochi accreditati in Italia per le analisi di revisione.

Il panel test non è prova soggettiva come spiega Stefano Masini, responsabile Ambiente e territorio della Coldiretti: “Il Consiglio di Stato con la sentenza del 20 novembre 2020, credo abbia detto una parola definitiva sull’attendibilità e oggettività del panel test ritenendo la prova organolettica ‘essenziale per la corretta classificazione degli oli’ e sancendo che i suoi risultati non si traducono in ‘decisioni arbitrarie’ essendo ‘governata da stringenti parametri normativi predeterminati’.
Fatta questa precisazione, è doveroso intensificare i controlli e aumentare le valutazioni organolettiche per evitare che i consumatori possano essere vittime di frodi”.

In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolinea Coldiretti – con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative.

Per aiutare il Paese a sanare le ferite economiche senza precedenti inferte dall’emergenza Covid serve responsabilità con un “patto etico di filiera” che – conclude la Coldiretti – garantisca una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e punti a privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna Coldiretti #mangiaitaliano.

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